PERCHE’ SI (E PERCHE’ NO) AL REFERENDUM SULLE TRIVELLE

Domenica prossima, 17 aprile,  siamo chiamati ad esprimerci sullo sfruttamento dei giacimenti petroliferi nei nostri mari. Dobbiamo dire se vogliamo che le concessioni già concesse entro le dodici miglia dalla costa proseguano fino ad esaurimento dei giacimenti.

Ma nella pratica, a cosa serve votare no (o astenersi) e a cosa serve votare si?

DIRE NO SIGNIFICA  che vogliamo che i giacimenti entro le 12 miglia marine già in fase di sfruttamento debbano andare avanti ad essere sfruttati, senza limiti di tempo, se non quelli di esaurimento del giacimento, e secondo i desideri delle compagnie petrolifere.

Oltre le 12 miglia si potrà continuare a trivellare mentre il governo ha già deciso di non rilasciare nuove concessioni entro le 12 miglia. Il referendum, quindi,  riguarda le concessioni già in essere entro le 12 miglia.

Il no serve per dire che la politica energetica del nostro paese in generale ci va bene.

Il no serve a rendere (leggermente) più indipendente energeticamente il nostro paese: in gioco c’è l’1% del fabbisogno nazionale di petrolio e il 3% del fabbisogno nazionale di gas.

Il no serve a salvaguardare i posti i lavoro legati al settore petrolifero.

 

Il SI SERVE  per dire che NON vogliamo che vengano rinnovate le concessioni all’estrazione di petrolio entro le 12 miglia dalla costa.

Il si serve a FERMARE l’INQUINAMENTO del nostro mare perché l’estrazione comporta inquinamento nell’area marina circostante, con sversamento di catrame durante le operazioni di manutenzione atte a consentire l’estrazione

Il si serve a scongiurare catastrofi ambientali dovute a fuoriuscite incontrollate di petrolio, particolarmente dannose in un mare chiuso come il mediterraneo.

Il si serve a proteggere il patrimonio paesaggistico italiano. 

Il si serve a favorire una nuova politica energetica basata sulle fonti rinnovabili, come il sole e il vento, di cui è naturalmente ricco il paese.

Il si serve a creare nuovi posti di lavoro nel settore delle rinnovabili e a salvaguardare quelli nei settori del turismo e della pesca.

Il si serve a dire che vogliamo una nuova politica energetica: l’Italia non è ricca di petrolio e gas ma ricca di sole, vento e corsi d’acqua adatti all’idroelettrico di piccole dimensioni.

L’Italia è un posto unico a livello paesaggistico, ambientale, culturale.

Ogni paese sfrutta le proprie ricchezze e le valorizza, è ora che l’Italia inizi a farlo davvero.

Il referendum di domenica ha un VALORE POLITICO molto più grande del quesito in se stesso: ci chiede di esprimerci su che Italia vogliamo.

 

SE VOLETE UN’ITALIA FOCALIZZATA SU RINNOVABILI E TURISMO              VOTATE   SI!!!!

 

 


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